I periodi della gravidanza e successivamente quello della nascita del bambino richiedono un enorme cambiamento di ruoli ricoperti all'interno della famiglia. I partner diventano genitori e questo muta anche i rapporti con le famiglie d'origine; cambia lo status ma non per questo ci si deve dimenticare che rimaniamo figli dei nostri genitori. Insomma, ci vuole del tempo prima di raggiungere un nuovo equilibrio.
Voglio ricordare però che il percorso della genitorialità inizia molto prima del concepimento, addirittura ancora prima di conoscere il proprio partner. Ognugno di noi, infatti, porta con sè aspettative, desideri, ideali, ecc., che sono frutto della nostra storia e di come abbiamo vissuto il rapporto con i genitori. In base a questo vissuto forgiamo per l'appunto degli ideali di che tipo di genitori ci piacerebbe essere, ma anche delle proiezioni su come potrebbe essere per noi questa esperienza, cercando spesso nel nostro compagno la risoluzione di aspetti non risolti o di desideri non soddisfatti.
Tutto questo bagaglio sopra citato avrà una certa rilevanza per tutta la vita, ovviamente in interazione con altri aspetti, situazioni e relazioni presenti nel momento attuale. Tornando alla gravidanza, purtroppo non è detto che per la futura madre questo sia il periodo più bello della sua vita, come di solito si tende a sentire e ci si aspetta, poichè ansia, forme depressive o abbassamenti del tono delll'umore possono subentrare durante l'attesa o con la nascita del figlio. Alcune donne esprimono il proprio eventuale malessere psichico attraverso l'insorgenza di disturbi fisici non spiegabili attraverso esami medici e nemmeno dovuti a cause fisiologiche.
Il momento della nascita indica separazione e perdita di un legame e di uno status, al quale si accompagna un fisiologico abbassamento del tono dell'umore dovuto anche ai cambiamenti ormonali; tuttavia l'umore dovrebbe ristabilirsi nei giorni seguenti al parto, piano piano che si trova un nuovo equilibrio. Questi stati depressivi possono però aggravarsi e perdurare nel tempo, tanto che per la madre può essere difficile occuparsi del bimbo per colpa di queste emozioni negative che tendono a sedare e/o generare ansia.
Tra i molteplici fattori di rischio che possono esporre la donna a questo tipo di sofferenza si possono individuare: scarso sostegno che la mamma percepisce da parte del coniuge, la lontananza rispetto alla famiglia d'origine, problemi riscontrati sul lavoro...
Lo psicologo deve individuare quelli che sono i fattori di rischio per la salute della donna e del bambino, in ottica del ripristino di un maggiore benessere, puntando all'attivazione di risorse dentro e fuori alla famiglia.
Ne deriva che il sostegno psicologico nell'arco di tutto questo periodo può essere effettuato anche con la presenza di una persona significativa per la donna, in genere proprio il partner.