Spesso quando due partner arrivano a chiedere (più o meno in accordo) la terapia di coppia presentano versioni differenti del loro problema; queste versioni, di solito, vengono fornite al professionista tramite spiegazioni parziali, cioè secondo il proprio punto di vista e facendo fatica a considerare quello dell'altro. Con ciò non significa che uno abbia più ragione dell'altro (ricordo che lo psicologo non è chiamato in causa per fare il giudice), però questo crea e inevitabilmente aumenta situazioni conflittuali, senza considerare poi il peso che esercitano le famiglie d'origine e gli altri contesti relazionali nel dare il peso a tutte le ragioni chiamate in causa.
In questi casi lo psicologo entra in gioco per dar voce a tutto ciò, aiutando a definire più chiaramente la relazione e a dar voce anche a quello che non viene detto.
Ricordiamoci però che la coppia è una relazione complessa da definire, costituita da due individui che sono anche singoli individui, ciascuno con i propri bisogni, aspettative, desideri, interessi, ecc., a volte in contrasto con quelli dell'altro. Ma la coppia ha anche una dimensione per l'appunto "di coppia" con le due diverse accezioni di coppia amorosa e, in caso, di coppia genitoriale. E questo complica ulteriormente le cose. Per esempio basti pensare a quello che avviene con la nascita di un figlio: la dimensione genitoriale viene, per forza di cose e anche per natura, un pò messa da parte per accudire il nuovo nato; vi è però il rischio che la situazione continui a rimanere così negli anni, senza che i due partner riescano a trovare piccoli spazi per loro stessi.
La terapia di coppia è focalizzata sulla dimensione coppia/partner amorosi, anche se non vanno trascurate le dimensioni sopra citate per l'influenza reciproca che esercitano.
Lo psicologo deve aiutare la coppia a definirsi in maniera chiara per quanto concerne la soddisfazione per le diverse sfere e attività che la competono, i ruoli ricoperti da ognuno, le dinamiche di potere, ecc. (come avviene anche per la terapia familiare). Questo può aiutare a capire meglio su quale o quali aree bisogna dare la precedenza nell'impostare l'intervento terapeutico e aiutare ad alleviare eventuali sintomi.
Bisogna ricordare che momenti di crisi non sono per forza un campanello d'allarme dal significato psicopatologico: nel corso degli anni e a causa dei cambiamenti più o meno voluti, i due debbono saper ricostruire il proprio legame ed elaborare le reciproche delusioni, oppure prendere una decisione sullo stare assieme o no. Lo psicologo può aiutare a capire in che direzione andare, sostenendo la scelta e aiutando a renderla consapevole e condivisa. Anche in caso di separazione e divorzio questo sostegno si rivela utile, per la salute psicologica di adulti ed eventuali bambini, ma anche per riorganizzare la vita e le relazioni che per forza di cose risentiranno di ciò.
Non dimentichiamo però anche la parte più positiva del percorso terapeutico, che consiste nell'aiutare a trovare le risorse e le specificità di ogni singolo individuo e della coppia, in modo tale che, una volta riconosciute, possano essere utilizzate come valore aggiunto nella vita di tutti i giorni, specialmente una volta che la terapia sarà finita.